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Finisce la mia presidenza di Arcigay Genova

Via qualche sassolino, ma soprattutto tanti ringraziamenti e tante persone amate!

Carissime e carissimi.

Questo momento è arrivato e mi rendo conto che non ci si prepara mai abbastanza ad un passaggio così importante. Si tratta di un passo complesso da un punto di vista associativo e, come potete immaginare, anche dal punto di vista personale.
Entrambi sono per me molto importanti, perché Arcigay è un NOI che è fatto di tanti IO, e ogni IO è importante. Ogni IO qui ha trovato e trova spazio e sono sicuro continuerà a trovarlo.
La sfera personale è anche politica, ma prima di questo viene il fatto che ogni persona è preziosa, prima di avere un valore politico.

Le nostre identità sono il motore che ci spinge ogni giorno in questo lavoro, identità definite o indefinite, tutte concorrono a costruire qualcosa che può diventare grande. E lo è! Abbiamo costruito qualcosa di veramente molto grande!

Ho sperimentato in prima persona cosa voglia dire dare tutto me stesso ad Arcigay e allo stesso tempo riceverne mille volte di più. Ho accresciuto, rafforzato e ho amato la mia identità, spendendola completamente qui, in ogni suo aspetto, rendendo così più forti le gioie (e a volte i dolori).
Ognuno e ognuna in questa casa comune può fare un grande investimento su di sé, che, lo vedo per me, corrisponde ad un bellissimo irraggiamento di energie personali.

Anni fa mi sono trovato a dover dare un titolo alla mia storia. Pensando a come in un momento di grandi difficoltà avessi sentito la spinta a vivere la mia omosessualità in piena visibilità, avevo scelto “Coming out d’emergenza: dall’armadio alla piazza in sei mesi”. Quel titolo mi rappresentava molto bene.
Oggi guardo indietro e mi stupisco incredulo del lunghissimo percorso compiuto, anche rispetto a quel titolo, che oggi non è più sufficiente.
Se in quei sei mesi ho scelto di lasciare l’ombra per mettermi in luce, in tutti gli anni successivi ho scoperto cosa vuol dire consapevolezza della propria identità e della sua preziosità.
Questo percorso è stato ricco di passaggi, eventi, cose e soprattutto persone. Vorrei tanto ripercorrere tutti i momenti di questi anni e raccontarli, ma so benissimo che non è possibile.
Non qui, almeno.

Il mio mandato è durato sette anni. Sono stati due mandati che ho portato fino in fondo e lo dico con un grandissimo orgoglio.
Ci sono stati momenti in cui non è sembrato per nulla facile arrivare fino a qui.
E così ecco che la mia presidenza è, per ora, la più longeva di Arcigay Genova.
Una cosa fatta in questi anni che tengo a ricordare è il lavoro fatto per il Giorno della Memoria, a partire dal 2014, per arrivare poi alla sequenza di lavori partiti dal 2017.
Ma penso anche a come sono stato il presidente dei traslochi. Ne abbiamo fatti due e quest’ultimo si è rivelato di enorme importanza.
Sono anche stato il presidente della comunicazione e del rebranding, che, lasciatemi dire, ha funzionato.

Importante ricordare come anche noi genovesi abbiamo vissuto e stiamo vivendo le grandi trasformazioni del movimento LGBTI italiano. Negli anni del mio attivismo ho visto tantissimi cambiamenti, che non sto a spiegare qui, ma che ci coinvolgono tutti e tutte ogni giorno. Talvolta, le trasformazioni ci hanno preso alla sprovvista e ancora oggi viviamo difficoltà e tensioni che ne derivano.
Penso per esempio alla complessa situazione con il Coordinamento Liguria Rainbow, nato nel 2013 all’indomani del lavoro politico per l’approvazione del registro comunale delle unioni civili. Allora aderì anche Arcigay, ma le differenze erano forti, legate principalmente ai processi decisionali che, diciamolo, non ci appartenevano.
Ciò nonostante avevamo pensato di consegnare nelle loro mani proprio il Pride e quindi nel maggio del 2015 io stesso (sì, io!) ho messo il Pride di Genova nelle mani del Coordinamento.
Le difficoltà affrontate successivamente mi convinsero della necessità di uscirne e questo divenne il pretesto per tenerci il più lontano possibile, tant’è vero che da allora… siamo sempre in fondo al corteo del Pride. Questo vorrei sottolineare che viene fatto ad Arcigay, che comunque è l’associazione LGBTI più consistente, partecipata e con più servizi (con tutti gli sforzi che ne derivano) di ogni altra a Genova e in Liguria.

La strada da percorrere è quella della consapevolezza che l’unità non esiste, ma proprio perché è la diversità a dover prevalere e portare ricchezza. Le diverse realtà si devono rispettare. Questa è l’unica vera unità.

Federico Orecchia e Federico Pontillo, desiderosi di capire come fare a portare avanti un discorso di riappacificazione hanno proposto di partecipare alle riunioni e ai lavori del Coordinamento, e la loro intenzione è stata accolta con favore in Arcigay.
Ma dopo qualche mese gli è stato impedito di partecipare proprio da rappresentanti del Coordinamento, perché erano di Arcigay.
A loro la mia solidarietà e il mio pensiero anche per questo.

Cosa posso sintetizzare da tutto questo?
Da una parte la strada è ancora lunga. Dall’altra posso ragionare su quanto tutto questo mi sia stato utile. Sì, utile.
La situazione in cui mi sono sempre trovato mi ha permesso di crescere personalmente e politicamente senza cadere in un errore che poteva essere facile. Avrei potuto, preso dalla magica luce delle gioie della visibilità mediatica, invasarmi e illudermi di essere illuminato da grandi riflettori. Ma tutto quello che è successo nel tempo mi ha preservato.
Sono stato tenuto lontano da queste illusioni e ho potuto così portare avanti umilmente il mio lavoro, che si è rivelato preziosissimo proprio perché fatto così.
Anche questo lascio in eredità a chi mi seguirà, nella speranza che sappia con saggezza affrontare anche queste intricate difficoltà.

Voglio ringraziare in modo speciale le persone che in questi anni hanno dato l’anima, e non trovo modo migliore per dirlo, perché questa associazione continuasse a vivere e potesse essere sempre sulla strada del lavoro per gli altri e per una costruzione sociale culturale inclusiva.

Ringrazio Massimo Vianello, che in tanti momenti di difficoltà ha tenuto in piedi l’associazione.
Ringrazio le persone del direttivo uscente che sono arrivate fino in fondo: Ilaria SchizziFederico Pontillo e Federico Orecchia.
Ringrazio Domenico Lazzaro, senza il quale la mia presidenza semplicemente non sarebbe sopravvissuta.
Ringrazio Alberto Bianchi, che spero di sposare presto, per aver sopportato le mie sfuriate in questi anni (e perché se non lo ringrazio mi picchia lui).
Ringrazio Alessandro Goso, che mi sono dimenticato di ringraziare.
Ringrazio Gabriele Piazzoni e Luciano Lopopolo per il preziosissimo lavoro di rete nazionale.
Ringrazio tutti e tutte.

Continuerò ad essere disponibile per Arcigay Genova e per Arcigay, così come è stato fin qui. E ora passo a Federico Orecchia quel testimone che Lilia Mulas, una donna meravigliosa, ha messo nelle mie mani in punto di morte. Lo dico perché il valore di tutto questo sia chiaro al nuovo presidente Federico Orecchia e al nuovo vicepresidente Federico Pontillo, perché ricordino ogni giorno una donna che ha saputo sempre dare il giusto valore alle persone.

Ricomincerò a lavorare come consigliere. Ma ora solo una parola può chiudere questi sette anni:

GRAZIE