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Vittorio Meichsner de Meichsenau nella satira di «La Giovine Fiume»

Nel 1905 mio bisnonno Vittorio Meichsner de Meichsenau si iscrisse al circolo Giovine Fiume e successivamente diventò segretario del Partito Autonomo fiumano. Quindi nel 1907 fondò con un gruppo di soci del circolo il giornale «La Giovine Fiume», un giornale politico e artistico pubblicato a Fiume dal 6 aprile 1907 al 19 febbraio 1910.
Nell’Assemblea del Partito Autonomo del 24 marzo 1907, nel periodo quindi in cui i partiti si preparavano alle nuove elezioni della Rappresentanza Municipale prevista per il 24 maggio successivo, propose la riforma dello Statuto del partito in favore della promozione dell’unione di Fiume all’Italia, chiedendo la rinuncia all’obiettivo di uno stato fiumano autonomo. Respinta la proposta, insieme agli altri quattro membri con lui d’accordo, si dimise, ma alle elezioni venne comunque eletto membro della Rappresentanza Municipale, col gruppo degli irredenti che la Giovine Fiume aveva imposto al Partito autonomo.
Riporto qui un articolo di satira pubblicato su di lui proprio da «La Giovine Fiume» il 16 febbraio 1908. La copia consultata è conservata presso l’Archivio-Museo Storico di Fiume della Società di Studi Fiumani (Roma).

Le istantanee di Filipeto

L’on. Meichsner – per gl’intimi semplicemente Toio – è il più giovane degli onorevoli e ha portato nell’arringo cittadino tutto il suo fuoco giovanile e il suo spirito battagliero, tanto che non passa seduta della Rappresentanza senza ch’egli faccia udire la nota profonda della sua parola. A vederlo non sembra proprio un grand’uomo, ma quando lo invade il sacro fuoco dell’eloquenza ed egli ha in sé la coscienza che la salute della patria dipende dal suo dire possente ed efficace, oh, allora si trasfigura! La sua statura cresce almeno d’un palmo, il busto eretto, le mani saldamente appoggiate sul banco, la testa gettata all’indietro, gli occhi e gli occhiali scintillanti, con l’aspetto di chi presente la vittoria (gli fu madrina al fonte battesimale), con un sorrisetto di compassione per quelli che si prepara a demolire, egli è addirittura magnifico. (Per intanto con la m minuscola, s’intende, ma chi sa che in fondo in fondo dell’anima sua non accarezzi la dolce speranza d’una lontana M maiuscola cinta di un’aureola di popolarità!) E dalla sua bocca scorre impetuoso un torrente di parole dolcemente intrecciate a cifre (oh, le cifre sono il suo forte!) in mezzo a un terribile arrotar di r scroscianti, stridenti, crepitanti; sembra un diabolico digrignar di denti, fiera minaccia agli avversari.
Egli siede alla sinistra, fortunatamente fra gli onorevoli dott. Lenaz e Gigante, che si studiano di compensare con le loro qualità contrarie quella fonte che spande di parlar si largo fiume, e assicurano così l’equilibrio del Consiglio.
L’on. Meichsner è anche un valente virtuoso di contrabbasso, strumento ch’egli suona in piena seduta con sentimento, grazia e robustezza tutti suoi particolari, tanto da immedesimarsi in esso. È pure inventore d’un amaro provvidenziale che ravviva le facoltà cogitanti, ma che in compenso spesso si trasforma in acido negli stomachi avversari.
Segni particolari: È il primo finanziere del Consiglio e, stretto nell’elegante tout-de-même di color bruno chiaro che ne modella le vaghe forme, ha l’aspetto d’un biscottino intinto nella cioccolata.

FILIPETO