Hänsel und Gretel (DARK VERSION REMIX)

Casa di caramelle

Si aggirava sfinita e stanca per la sua casa. Consumata dalla fame di carne viva, strisciava le unghie aguzze sui ripiani della cucina. Da troppo tempo la sua mannaia giaceva sul tagliere insanguinata senza che riuscisse ad usarla.
Quella notte aveva inseguito una bestia notturna di cui si era cibata; non aveva neanche capito cosa fosse. L’aveva divorata e basta.
Quel giorno però accadde qualcosa di molto interessante. Si affacciò dalla finestra, stando attenta ad evitare il sole, e vide due bambini che camminavano intorno alla sua casa. Le sembianze dolci e accoglienti li avrebbero sicuramente attirati.
E così fu: bussarono alla porta.

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Il piano regolatore di Genova approvato nel 1825

Rapporto sul Progetto d’ingrandimento della Città

Durante una delle mie visite di consultazione dell’Archivio Storico del Comune di Genova, mi sono imbattuto nel primo Piano Regolatore moderno della Città di Genova, approvato dai Consigli Generale e Particolare il 26 aprile 1825.
La redazione era stata curata da Carlo Barabino (Genova, 1768-1835), Architetto di Città dal 1818, fino alla sua morte nell’epidemia di colera del 1835; persona geniale e creativa, ha dato a Genova la sua nota e forte impronta ottocentesca.
Il Piano prevedeva un ampliamento del centro abitato per una nuova capacità stimata intorno ai 10.000 abitanti. Per la storia della demografia genovese fra Otto e Novecento vi rimando al testo “GE900. La Grande Genova. 1926-2006” curato da Elisabetta Arioti, Luigi Canepa e Raffaella Ponte (2008).
Il Piano non è firmato, ma la grafia, paragonata agli altri documenti di Barabino conservati dallo stesso Archivio, è inconfondibile. Emmina De Negri ne identificava già la paternità nel suo testo “Carlo Barabino. Ottocento e rinnovamento urbano” (Sagep, 1977).
Il piano è stato quindi preso in esame nel testo di Francesco Gastaldi e Silvia Soppa “Genova. Piani 1866-1980” (Libreria CLUP, 2004) e una ulteriore analisi è sta riportata nella pagina di Wikipedia: Piano urbanistico di Genova del 1825.
L’originale è conservato dall’Archivio Storico del Comune di Genova, Manoscritto 1020, Documento 18.
Quella che segue è la trascrizione completa della parte testuale e la riproduzione fotografica del relativo documento.

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Verde

Verde

Il verde era insistente, un colore presente in tutti i meandri del paesaggio che mi si presentava davanti. La sua insistenza era angosciante, sembrava tutto irreale ma ugualmente presente: era un vero e proprio incubo. Provai a girare gli occhi, provai a girare la testa: verde. Provai persino a chiudere gli occhi, ma la luce che mi passava dalle palpebre era sempre verde. Non mi era mai successa una cosa simile, non sapevo come chiamare questo fenomeno. Cominciai a correre, a correre, a correre. Sentivo i battiti del mio cuore come rimbombare nella mia gola. Leggi tutto “Verde”

@barattolidea > ovvero pagine personali creative su Facebook

barattolidea

Ero molto semplicemente seduto sul gabinetto e, intento ad espletare le più elementari funzioni fisiologiche, mi viene un’idea!
Avevo voglia di sperimentarmi in qualcosa che fosse mio e che mi permettesse di esprimermi senza filtri. Allo stesso tempo mi stavo chiedendo come potessi reperire un’idea adatta. Mi balzò in mente l’immagine di un’idea chiusa dentro ad un barattolo di vetro trasparente, chiuso in modo che si potesse vedere l’idea chiusa all’interno. Mi venne allora anche l’idea di trovare un luogo in cui barattare le idee, nella convinzione che scambiarsi idee sia il modo migliore per costruirne altre centinaia di nuove.
Ho così partorito l’idea, anzi la barattolidea, cioè idee in barattoli da barattare.
Ne è subito nata una pagina Facebook dedicata. Leggi tutto “@barattolidea > ovvero pagine personali creative su Facebook”

Quello strano oggetto

Fiamme

Questo è un breve racconto che ho scritto negli anni ’80. Se non sbaglio ero a scuola e avrei dovuto seguire la lezione di italiano, ma… scrivere era stato molto più interessante!

C’era, in fondo ad una via del mio quartiere, uno di quei negozi di cose curiose, a volte molto antiche, dove mi soffermavo spesso. Mi avvicinavo alla vetrina e guardavo all’interno quello strano oggetto che da anni mi bloccava lì davanti. Ho sempre pensato che quello strano oggetto dovesse avere un significato: a guardarlo non si sarebbe detto, sembrava solo una statuetta senza una forma precisa; ma ero sicuro che a qualcosa dovesse servire, qualcosa di importante, molto importante. Ormai era diventato il mio sogno, la mia ossessione, quasi il mio incubo; io vivevo solo per quello strano oggetto. Quando ero a scuola pensavo solo a lui e tentavo di immaginare cosa avrei potuto farne; ma come potevo se sembrava così senza senso? Speravo di riuscire, un giorno, a comprarlo, per farlo mio; mio lui e i suoi segreti. Leggi tutto “Quello strano oggetto”

Quotidiana apertura di un armadio di identità

Stromae

Questo breve racconto nasce da una riflessione sulla compresenza in ogni essere vivente di maschile e femminile, di una parte più pratica e forte e di una più emotiva. La serenità personale è possibile solo nella riappacificazione dell’una con l’altra.
L’occasione era stata l’uscita del video “Tous Les Mêmes” di Stromae.

Come ogni mattina sono andato in bagno e dopo essermi lavato le mani mi sono guardato allo specchio. Attraverso la superficie lucida e luminosa vedevo riflettersi lo spazio intorno a me in una ripetizione magica della realtà. Una cosa sola non andava bene: al centro continuavo a non riconoscere la persona che vedevo. Mi scrutavo e mi controllavo, sapevo di essere io; sapevo però anche di non esserlo.
Svolsi tutte le consuete operazioni del mattino e tornai in camera a vestirmi. Dovevo scegliere cosa indossare e nel contempo dovevo scegliere chi quel giorno sarei stato. Leggi tutto “Quotidiana apertura di un armadio di identità”

Vuoto

Van Gogh

Questo è il testo che ho scritto per lo spettacolo BLACKOUT, organizzato da Arcigay Genova per il 29 gennaio 2017 nel Munizioniere di Palazzo Ducale di Genova in occasione del Giorno della Memoria.

Ho provato a fingere che non fosse successo nulla illudendomi che fosse sufficiente girare pagina per riprendere una vita normale.
Oggi mi chiedo come ho fatto a raccontarmi una simile menzogna; avevo bisogno di quell’illusione e ho scelto di crederci.
Sentivo, nel profondo dell’anima, una ferita aperta che faceva male e stava ancora sanguinando. Era necessario aspettare per tornare a pensarci.

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Ranocchio

Rane in accoppiamento

Questa sera, sotto una bella luna piena, voglio raccontarvi quello che mi è successo.

Ero sulla riva del mio stagno a grattarmi la pancia come al solito e mi stavo appisolando ascoltando il fruscio dell’erba.
Mi accorsi pian piano di una voce cristallina che si stava avvicinando; era un canto meraviglioso.
All’inizio mi lasciai incantare, ma improvvisamente divenni consapevole del pericolo.
Spuntò da dietro gli alberi una bellissima ragazza vestita di bianco e dai capelli biondi come l’oro. Sulla testa portava una corona regale. Leggi tutto “Ranocchio”